La mia Verità sulla Memoria dell'Acqua
Jacques Benveniste con la collaborazione di François Cote
Prefazione a cura del
Professor Brian D.Josephson
Cavendish Laboratory
Cambridge University, UK, marzo 2005
Edizione italiana a cura di Maria Cristina Lucchetta, Carlo Casu e Jérôme Benveniste
Il libro postumo di Jacque Benveniste "La mia Verità sulla Memoria dell'Acqua" è edito in Italia da Macoredizioni. Il libro è stato presentato in occasione del convegno "Sette anni di lavori sulle Frontiere della scienza con Giuliano Preparata e Jacques Benveniste», svoltosi il 14 dicembre 2006 presso il dipartimento di Chimica dell'Università La Sapienza di Roma.
Ho incontrato Jacques
Benveniste per la prima volta in occasione di una
conferenza che si tenne alle Bermuda, nei mesi che
precedettero la pubblicazione del suo controverso articolo
apparso su Nature nel 1988, quando ero ben lontano
dall'immaginare la piega che avrebbero preso gli eventi.
In seguito, siamo rimasti sempre in contatto e Jacques mi
ha tenuto costantemente informato sui progressi delle sue
ricerche. Nel marzo del 1999, su mio espresso invito, ha
tenuto una conferenza a Cambridge nell'ambito di un
convegno di interesse generale organizzato dal
dipartimento di fisica. Lo avevamo convinto a parlare
delle sue ricerche, consapevoli del loro interesse
scientifico e delle potenziali conseguenze legate ai
risultati ottenuti. Le sue ultime scoperte non era-no meno
sorprendenti. Ma non per il laboratorio di Cavendish di
Cambridge che è stato palcoscenico di numerose e
stupefacenti scoperte, nel corso degli ultimi
centoventicinque anni. E per questo, benché i suoi lavori
facessero discutere, suscitando controversie, avevamo
deciso di non allinearci alle opinioni dominanti nella
comunità scientifica e pertanto di non ignorare né
censurare tali ricerche. Durante il suo intervento,
Jacques Benveniste presentò alcuni esperimenti nel corso
dei quali, un segnale biologico registrato sul disco
rigido di un computer veniva trasmesso, via internet, a un
altro laboratorio sperimentale dove gli effetti specifici
della molecola d'origine venivano trasferiti a un sistema
biologico. Con la strumentazione che aveva portato con sé,
Benveniste riprodusse, davanti ai nostri occhi, gli
esperimenti più recenti che aveva compiuto, che si
rivelarono assolutamente convincenti, tenuto conto del
limitato tempo a nostra disposizione. La conferenza è
documentata da un filmato realizzato nel nostro
laboratorio che ci proponevamo di rendere noto nel futuro,
non appena fosse stato consegnato il premio Nobel a
Jacques Benveniste "per aver chiarito i meccanismi
biologici relativi alla struttura dell'acqua". Ed è
veramente un peccato che tale onorificenza sia riservata
soltanto agli scienziati ancora viventi. Sono convinto che
il contributo scientifico del dottor Benveniste sarà un
giorno riconosciuto come giustamente merita.
Che cosa ci dice la scienza sulla possibilità
dell'esistenza di una "memoria dell'acqua"? Gli scienziati
hanno poche conoscenze sull'argomento "acqua" e ne
possiedono una visione tendenzialmente ingenua: un liquido
composto da molecole di H20 più o meno isolate, in
movimento. In realtà l'acqua è un fenomeno di gran lunga
più complesso, con molecole singole che si raggruppano
temporaneamente a formare una struttura reticolare; che
tali molecole possano interagire dando luogo a un
meccanismo che consenta all'acqua di avere una "memoria"
non ha nulla di sorprendente. Ma questo vale per
scienziati ben informati sull'argomento che non
sottovalutano la possibilità della sua esistenza. Anche in
campo biologico l'importanza di tale struttura è
riconosciuta soltanto da scienziati aggiornati. Per
finire, desidero sottolineare le qualità personali di
Jacques Benveniste, la determinazione nel portare avanti
le sue ricerche malgrado tutti gli ostacoli incontrati,
senza mai perdere il senso dell'umorismo. Quanti si
ostinano a credere che Benveniste avesse inevitabilmente
firmato la sua condanna al declino e all'oblio, nel
momento stesso in cui si era avventurato al di là dei
campi convenzionali di ricerca, nei quali aveva ottenuto
tanta approvazione e successo, si sbagliano totalmente e
commettono, senza ombra di dubbio, un grave errore.
Brian D. Josephson
Il professore Brian Josephson è stato
insignito del premio Nobel per la fisica nel 1973 per i
suoi lavori sui superconduttori accoppiati, definiti
anche "effetto Josephson". Josephson lavora presso il
prestigioso laboratorio Cavendish dell'Università di
Cambridge.